Incontri in viaggio: la terra del ghiaccio e del fuoco

Sono 3 incontri, avvenuti durante il viaggio in Islanda.
In realtà, di persone ne ho conosciute molte ma solo questi 3 sono avvenuti casualmente — che sia propriamente caso non so, il mio non-credere nel fato vacilla. Gli altri incontri risalgono al concetto di viaggio organizzato e quindi non contano.

scrivo sperando arrivi la determinazione necessaria per buttare giù poi un post più lungo in cui racconto l'intero viaggio. nelle cuffie ho Damien Rice, amico perso e ritrovato.

L'angelo in volo

Sul volo Milano - Keflavík. Il mio posto era centrale, quello di mia sorella sul corridoio. Per diversi minuti ho pregato il dio dei cieli che non arrivasse nessuno a prendersi il terzo rimasto, così da potermi appropriare del panorama e dello spazio extra per gambe+zaino. Il dio dei cieli mi ha ignorato; no, peggio! punito, mandandomi un suo messaggero ad occupare quello spazio agognato. Un angelo, non con ali ma carta d'imbarco e cuscino per il collo.
Ho bollato subito quell'intruso come una punizione, e invece il d.d.c. la sa lunga e la sa buona, e ho ormai capito che se manda qualcosa-o-qualcuno lungo il mio percorso è bene che mi fidi e l'accolga.

Mia sorella era morta, crollata sotto il peso della stanchezza, gravità, e semi-influenza che l'aveva colpita due giorni prima di partire. Per il resto del racconto la si può ignorare, pur ricordando che era lì: una barriera di sonno e bava che separava me e l'angelo dal corridoio del velivolo.

che bella parola, velivolo

Perché lo chiamo angelo? Perché aveva le fattezze di una ragazza stupenda, discendente dai più puri vichinghi che abbiano mai razziato su questa terra: occhi azzurro cielo, capelli biondo paglia, forme definite, e pelle... scura! — cioè, abbronzata — cosa per me impensabile: un vichingo abbronzato!

è razzista chiamarli vichinghi? non lo faccio con cattiveria, è solo che "abitanti della scandinavia" è troppo lungo, per quanto mi piaccia "scandinavia". forse si può dire "scandinavi"? a questo punto la chiamerò direttamente scandinavia, mi piace. non angelo, non vichingo. Scandinavia.

Ho notato subito questo dettaglio della pelle abbronzata ma non ci ho speso più di un pensiero, era pur sempre (per quei primi momenti) una punizione divina. L'ho fatta sedere e mi sono così visto costretto a dire un definitivo addio alla vista e allo spazio extra per le gambe, "e allora addio pensieri su di lei e la sua pelle! non li merita!" ho pensato.
Come un bambino iperattivo, ho subito rivolto la mia attenzione sull'altro giocattolo, la pazziella, che non avevo mai incontrato su un volo prima di allora: il display. Acceso anche prima che l'aereo partisse, mostrava alcune pubblicità sull'Islanda e i suoi luoghi turistici, le particolarità folkloristiche, le notizie di orgogliosa attualità (ad esempio che il primo ministro fosse membro LGBTQ+), e musica di artisti islandesi che suonava a basso volume . Ad un certo punto è partita anche una canzone di Nanna, Disaster Master, che gioia! Forse addirittura anche Laufey, o forse sto solo abbellendo troppo il ricordo.
Dopo il decollo lo schermo è diventato interattivo ed era possibile scegliere cosa vedere tra diversi film e serie tv. Erano tanti, e tutti papabili scelte, peccato io non avessi le cuffiette col cavo (dannato iPhone) e quindi qualsiasi cosa avessi scelto sarebbe stata in muto — i 5€ per comprarne un paio dalle hostess non li avrei mai spesi — e quindi niente, mi sono arreso a malincuore, e ho cercato di addormentarmi.

Anche quest'impresa sembrava destinata a fallire, quel viaggio si presentava come un girone dell'inferno: mal di testa, stavo stretto, freddo, freddo e rumore dell'aria condizionata sopra la testa che qualunque verso la giravo aumentava sempre il getto, vista panoramica perduta, niente cuffiette col cavo, niente cuffiette bluetooth per il mal di testa di prima, ... insomma, con tutte le cose che avevo di cui soffrire e lamentarmi non mi sarei mai riuscito ad addorm⸺ ONE COFFEE PLEASE

L'urlo mi ha svegliato.

C'ero riuscito! Mi ero addormentato! Poi? Scandinavia ha "urlato" alla hostess col carrello e mi ha riportato alla luce. Ha riso. Dev'essere stato buffo il modo in cui sono sbandato.
La risata è stata breve ma dolce, e in altre occasioni mi sarei sciolto ma non allora; allora lei era una punizione divina, doppiamente.

Ho acceso il display, conscio del fatto che il sonno era perso per sempre, e dopo troppi minuti di indecisione ho finalmente premuto il dito sulla locandina di WALL-E. Lo ricordavo poco ma ricordavo avesse poco dialogo, una scelta non male per un film da vedere in muto con i sottotitoli. Scandinavia, invece, ha messo su un episodio di F.R.I.E.N.D.S ("che bella persona," ho pensato) ma non partiva, ha quindi optato per Modern Family ("la amo," questa volta). Finito l'episodio, ha fatto partire Crazy Stupid Love ("sposami").
Mentre il mio robot andava nello spazio, Ryan Gosling aiutava Steve Carrell a rimorchiare. Ogni tanto io buttavo l'occhio sullo schermo di lei, per non perdermi la scena più importante e divertente del film. Quando è arrivato il momento, ho messo in pausa il mio e ho girato leggermente la testa per guardare più comodamente il suo schermo. Scandinavia se n'è accorta e mi ha offerto una delle sue cuffiette, abbiamo guardato il resto del film insieme. Io poi ho cacciato dallo zaino un pacco di Baiocchi e li abbiamo mangiati con quella mancanza di gusto e appetito che si ha col freddo ad alta quota.
Offrendomi la cuffietta mi ha offerto una scusa per avermi svegliato, offrendole i biscotti l'ho perdonata. Finito il film abbiamo parlato un po', e lei mi ha raccontato molto di sé.
E quando stavamo per arrivare, poi, quando ho guardato fuori e notato il mare — che non è affatto mare ma oceano, e io non ho mai visto l'oceano prima d'ora!, ho pensato, lei ha cercato di appiattirsi il più possibile per farmi vedere meglio. Che angelo che è stata.
Poi siamo atterrati, e non l'ho più vista.

Il gruppetto da quattro

All'aeroporto di Milano, alle 15 eravamo in fila per il check-in. Una fila lunghissima, e noi per fortuna (e per grande senso di responsabilità e time management da parte nostra) eravamo tra i primi.
Subito dietro di noi c'era questo gruppetto, due coppie di quasi-30enni, che discutevano sulla quantità e qualità di vestiti che ognuno di loro aveva messo in valigia. Io e mia sorella ci siamo inseriti nella conversazione, chiedendoci se facessero parte del "nostro" gruppo, e se quindi convenisse iniziare a stringere un rapporto fin da subito. Una volta atterrati abbiamo avuto la conferma non fossero dei nostri, peccato.
Il giorno dopo, durante la visita al Thingvellir, li abbiamo beccati tra la folla di turisti e c'è stato un attimo di mutual riconoscimento.
Il giorno ancora successivo (o forse ancora più tardi, dovrei controllare le date), li ho incontrati di nuovo ai Geyser, dopo che IL Geyser mi avesse inzuppato di acqua calda e puzzolente. Ho strappato loro un sorriso.

Sulla panchina

Forse avevo una faccia da straniero, forse da turista. Forse non era la faccia il problema ma la giacca anti vento indossata senza vento, o i passi incerti. Non so.
Ad ogni modo, in una piccolissima collinetta nel centro di Reykjavík, seduta su una panchina sotto la statua del fondatore della città, una ragazza mi fissava mentre io raggiungevo la cima. Era lì con un ragazzo ma non lo considerava affatto. Io l'ho guardata, pensando forse avesse bisogno di qualcosa, e invece lei mi fissava e basta, con l'accenno di un sorriso incuriosito.
Inutile dire quanti film ho prodotto, scritto e recitato nella mia testa.

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Vista dalla collina

Scriverò dell'intero viaggio, lo prometto.