Caro diario #2

Volevo parlare della laurea. Volevo parlare dei miei amici, di come ho stretto i rapporti con molti di loro. Volevo parlare di quest'estate; del viaggio a Siviglia; di quello in Islanda l'estate scorsa.
Volevo parlare...

Ho trascurato questo blog per fin troppo tempo. Da quando mi sono laureato ho spento il cervello, nella maniera più letterale possibile: passo le giornate a fare quasi nulla.
Per quanto riguarda il blog nello specifico, questo mio comportamento conferma la teoria che usassi questo progetto come distrazione dallo studio/lavoro. Mi dedicavo alla creazione e customizzazione, e alla scrittura, per sfuggire agli impegni universitari. Ora che di impegni non ne ho, termina anche la necessità di prendermi cura di questo spazio.
Mi sento in colpa, mi sembra di aver fallito, e voglio rimediare. Eccomi quindi qui a buttare giù questo flusso di coscienza. Sarà il post più personale mai scritto fino ad ora; personale per il contenuto, e per la target audience: nessuno, neanche me stesso. Queste parole mi serve pronunciarle — beh, scriverle — per cacciarle via da dentro me, poi preferirei perderle, se non per sempre almeno per un po'.
Non posso nascondere che, con un po' di narcisismo, ho sempre sperato che i miei post venissero letti da altri e che la gente mi contattasse () per fortuna così è!), ma non questa volta: questo post è per me.

Dicevo che ho spento il cervello.
Non riesco a riaccenderlo. Non leggo più, non guardo film, non programmo, non studio [1]. Complice è sicuramente il fatto che ho riscaricato Instagram sul telefono, e ora passo ore a guardare, inviare/ricevere reels, e a controllare le storie dei miei amici.
Altra ammissione: sento il morboso bisogno di guardare le loro storie dopo le uscite insieme, sperando di trovare qualche foto/video in cui compaio anche io.

Sto uscendo quasi tutte le sere con i miei amici. E, per un motivo o per un altro, non mi ritiro mai prima dell'una di notte. Amo i miei amici e passerei con loro le notti intere, le giornate, ma ho anche mia madre che aspetta sveglia che torni a casa sano e salvo, e ogni volta che esco poi sento forti sensi di colpa perchè penso che lei è lì a casa a perdere sonno per colpa mia — proprio lei che la mattina deve svegliarsi presto.
Anche io mi sveglio presto. Dopo la laurea gioivo all'idea di poter disattivare la sveglia mattutina; non l'ho fatto. Suona ancora alle 6:50, ogni mattina tranne la domenica.
Credo che questo sonno sottile e sregolato (spesso influenzato da alcool e/o fumo) sia un'ulteriore causa di questa mia stanchezza celebrale.

Sto uscendo quasi tutte le sere con i miei amici. Sento che anche questo pregiudica le mie facoltà mentali: spendo la mia giornata in modalità di attesa. Passa il tempo e penso "non vedo l'ora si facciano le 20 così posso iniziare a prepararmi e poi scendere". E questo mio non vedere l'ora mi distrae dal presente che potrei impiegare per qualche attività utile.

Ho iniziato a fumare. A bere già bevevo. A mia discolpa dico però che fumo solo drummini [2]. Odio le sigarette normali, odio la loro puzza, e odio la loro composizione chimica. I drummini, almeno, sono "solo" tabacco.
Ho scoperto che esiste tabacco e tabacco. Per raccontare questo aneddoto devo fare alcune premesse. Il mio più caro amico si è trasferito a Roma per studiare medicina, ormai 5 anni fa. Lì ha fatto amicizia con alcuni ragazzi che lo hanno introdotto alla pratica di fumare erba. Lui ha poi introdotto me (le famose cattive influenze da cui i genitori e insegnanti avvertivano bisognasse difendersi). Quando torna qui, una volta ogni 3-4 mesi, porta con sè un paio (due, contate) di canne, da fumare insieme in tranquillità in un posto segreto del centro storico della città, mentre ci raccontiamo di noi e delle ultime novità. La prima volta ha pensato bene di farmi fare pratica a "tirare" utilizzando le sigarette, piuttosto che sprecare tiri di erba a vuoto. Ho provato ribrezzo ogni secondo, notando quanto puzzassero quelle sue dannate sigarette. Più o meno negli stessi giorni di questa mia prima esperienza, avevo iniziato a stringere amicizia con alcuni compagni dell'università. Uno di loro, durante le pause di metà lezione che tutti noi passavamo sulla terrazza di fronte l'aula (meteo permettendo), fumava sempre i drummini e ricordo che notai come il fumo passivo da lui provocato non puzzasse — addirittura mi piaceva l'odore!
Torno al presente. Altri miei amici fumano i drummini, li conosco da diversi anni, non ho mai provato il desiderio di unirmi a loro. Un giorno del mese scorso una mia carissima amica dice —— no, non ricordo cosa ha detto. Non ricordo come (devo chiederglielo!) ma una sera ci siam trovati a comprare un pacco di tabacco ad uno di quei distributori automatici sparsi per la città. Un pacco per noi due. È lei che lo porta a casa e lo tiene nascosto nella borsa, e poi lo porta quando usciamo insieme. E quando usciamo insieme fumiamo. Il problema è che, come già ripetuto, sto uscendo quasi tutte le sere.
Beh, almeno non fumo anche da solo, né sento il desiderio di farlo, per fortuna.
Devo dire anche che non ho ancora imparato a chiudere i drummini. Non voglio farlo, sarebbe un passo troppo rischioso. È una combo micidiale: è affascinante — e renderebbe la mia persona affascinante, per proprietà transitiva —, ed è un modo per tenere le mani occupate — e io devo avere sempre le mani occupate, non so perchè, forse contro l'ansia; quando indosso una camicia (cioè tutte le volte che esco di casa), infatti, gioco molto con i bottoni.
Non voglio imparare a rollare le sigarette. Non potrei tornare indietro. A quel punto mi basterebbe perdere l'autocontrollo una singola volta, comprando un pacco di tabacco solo per me, e non smetterei mai più di fumare.
Confesso anche questo: non voglio imparare a rollare le sigarette perchè non voglio mostrarmi agli altri non-bravo in qualcosa.
Queste due verità coesistono: non posso imparare perchè dovrei farlo davanti agli altri e mi vergogno, ma nemmeno posso fare pratica da solo perchè finirei per fumare troppo. Esiste anche una terza verità; no, è una predizione del futuro: imparerò. Imparerò facendo pratica da solo non appena avrò un posto tutto mio in cui vivere.
Voglio imparare a rollare le sigarette. Ecco la verità definitiva, la più preoccupante.

Ho scoperto che esiste tabacco e tabacco. Il pacco comprato da me e la mia amica era la scelta più economica in quel distributore: scelta sbagliata. Assaggiandone altri riconosco quanto il nostro sia di qualità, gusto e odore molto peggiore. È quasi finito però, e ho chiesto a quel mio amico dell'università di cui mi piaceva l'odore che marca usasse lui. Compreremo quello la prossima volta.

Dicevo prima che passo la giornata in modalità attesa. Lo faccio anche quando ho un colloquio di lavoro o un altro evento che mi porta ansia e/o trepidazione. Uscire mi porta ansia? Forse sì, ora che ci penso: l'ansia di essere pulito, profumato, vestito bene ed evitare brutte figure.
Il problema è che il colloquio al massimo è alle 5 del pomeriggio, l'attesa poi finisce e mi lascia libero la sera; quando invece si tratta di uscire, l'attesa mi copre tutta la giornata.

Sto cercando di perdere un po' di peso, e devo dire che ci sto riuscendo. Sono due settimane che ho smesso di mangiare biscotti e dolci. È un mesetto circa che sto facendo un po' di attività fisica, non molta: un giorno si e una settimana no faccio qualche flessione, addominali e squat; quasi tutte le mattine invece vado a camminare per quasi due ore. Questa settimana non sono ancora andato perchè troppo stanco, ho però fatto due allenamenti HIIT; non è vero, entrambe le volte ho interrotto a metà perchè mi sembrava di morire. Neanche questo è vero: ho interrotto perchè avevo paura che il rumore dei miei salti sul tappetto desse troppo fastidio all'inquilino del piano di sotto.
Non sono sovrappeso, ho solo un fisico troppo morbido: fianchi larghi, un po' di pancia e una specie di piccole tette. Il numero sulla bilancia sta scendendo, giorno dopo giorno, ma non mi sembra che il fisico si stia aggiustando più di tanto.

Ieri che siamo usciti ho ricevuto un messaggio vocale da parte di una mia amica; mi avvisava che era in macchina con il fidanzato e avevano appena caricato in macchina un'altra amica nostra (quella dei drummini) e stavano per arrivare da me, dovevo quindi scendere di casa e farmi trovare al solito posto, come ogni volta che prendo un passaggio. Nell'audio dice "Sono appena salita in macchina, arriviamo da te tra..... quanto ci vuole per arrivare da Marco?" e sento il fidanzato dire "Troppo poco", l'amica dei drummini suggerisce "Cinque minuti".
È da ieri che mi domando cosa possa mai significare quel "Troppo poco". Mi spaventa. La mia prima idea è che lui intendesse dire "Purtroppo ci vuole poco ad arrivare da Marco, vorrei che il tempo che passiamo in macchina solo noi fosse di più, senza di lui". È paranoico pensarlo, non ne ho motivo. So... — So? Credo. No, sono abbastanza convinto — di star simpatico a tutti loro. Usciamo insieme tutte le sere, scherziamo e ci divertiamo, io voglio bene a loro e "so" (vedi sopra) che loro ne vogliono a me. Eppure ora ho questa nuova paura.
La mia seconda idea è che intendesse dire "Ci vuole troppo poco per arrivare da Marco quindi questo vocale è inutile perchè sicuro non avrà il tempo di scendere e farsi trovare là in tempo". Questa idea è già più confortante. Chissà.
Non posso chiedere direttamente a lui cosa volesse dire perchè non credo sappia che nell'audio si sente questo suo commento.

Basta così per oggi.


  1. Sto imparando C++. Sono fermo alla lezione 5 (su un totale di 30 o più) da due settimane. ↩︎

  2. È italiano questo termine? O dialettale? Parlo delle sigarette rollate. ↩︎