Incontri in viaggio: la vecchia e la chiesa

Dev'essere stata la prima volta che sono andato a Würzburg, eppure non ricordo come mai, fermo sul ciglio della strada, ci sono solo io, lontano dal resto della mia famiglia. Non è una zona propriamente al centro

invece lo è, ho appena controllato su google maps: è proprio alle spalle della Residenza. non so perché nei miei ricordi appaia molto piú lontana.

Comunque, lí dove sono c'è una chiesa (informazione inutile per chi conosce Würzburg: in centro c'è una chiesa ogni 100m), St. John's Church. Attraverso la strada per avvicinarmi e fotografare la facciata gotica? ma austera e moderna?. Ci sono alcuni gradini a 3 lati a sopraelevarla dal marciapiede e mi avvio a scalarli dal lato frontale quando mi accorgo che dalla mia destra sta salendo un'anziana signora.
Porta una gonna bianca lunga fino alle caviglie, di quelle serie, da signore, che sembra impediscano il movimento libero delle gambe (ma anziana com'è di certo non ha un passo lungo), e un cardigan azzurro. Dalle braccia serrate sulla pancia pende una borsetta. I capelli sono bianchissimi, corti e mossi.
Mi accorgo della sua presenza solo quando ha ormai scalato metà gradinata, eppure mi ero guardato intorno prima di muovermi verso la chiesa!, non per altro perché dovevo attraversare la strada, ed ero sicuro non ci fosse nessuno intorno.

riflettendoci a fatto accaduto non mi vergogno ad ammettere di pensare sia comparsa dal nulla. era uno spirito, forse. una guida.

Incrocio il suo sguardo un istante dopo averla notata, solo per un attimo, e mi fermo. Scatto una foto nervosa alla facciata da lí, da metà gradinata. Non so perché mi sono fermato, qualcosa nella presenza di quella donna mi ha spaventato, oltre che sorpreso. Certamente c'è stata vergogna, come un bambino colto a fare qualcosa di nascosto dai genitori, e forse si è trattato unicamente di questo, di vergogna, ma non credo.
Scatto la foto e faccio per andarmene; mi volto per scendere i gradini e nel fare ciò incontro di nuovo lo sguardo della signora che questa volta mi guarda attivamente. La sua mano si stacca dal grembo su cui la teneva poggiata per bloccare la borsetta e mi fa segno di seguirla.
La seguo.

Salgo gli ultimi gradini e mi avvicino a lei che intanto ha raggiunto la porta. A gesti mi chiede se il motivo per cui stessi salendo fosse quello di entrare in chiesa. A gesti le rispondo, mentre la vedo frugare nella borsa ed estrarre una chiave enorme, che non voglio disturbare e non c'è bisogno di aprirla solo per me.
Noto le mani: molto rugose e, addirittura, se la luce non mi trae in inganno, anche qualche pelo bianco sul dorso. Le unghie curate ma senza smalto sono un po' mangiucchiate.
Infila e gira la chiave nella serratura, apre la porta e mi fa segno di entrare.
Entro.

È solo pomeriggio e fuori c'è il sole. Quando sento il rumore della porta che viene chiusa dietro di me un brivido percorre — non la schiena ma la mente. È solo pomeriggio e fuori c'è il sole.
Mi faccio il segno della croce. Di norma è educazione che mi spinge, questa volta anche un pizzico di scaramanzia.

L'interno della chiesa è buio nonostante il fascio di luce che penetra da una finestra sul lato dell'abside. Oltre al buio noto le decorazioni: non ce ne sono. Nè quadri nè statue, niente affreschi sul soffitto, nessun ornamento d'oro, tomba, fiori, candele... nulla! Non ho mai visto una chiesa così spoglia! Le mura mostrano pietra nuda e mattoni e la fanno sembrare ancora piú grande di quanto già non sia.
L'altare è un semplice tavolo, forse di marmo ma comunque squadrato e senza una tovaglia, senza fronzoli o orli particolari.
A stupire è la croce che in genere si trova appesa dietro l'altare: qui manca. Al suo posto c'è una statua di pietra rappresentante Cristo seduto su... una specie di trono? La statua non è fissata al muro ma pende dal soffitto, sorretta da due funi di metallo.
Mi inquieta questa chiesa. Mi inquieta il suo essere spoglia, il suo essere vuota, il suo avere una statua penzolante invece di una croce, e mi inquieta il mio esserci dentro, il mio esserci dentro da solo con quell'anziana signora.
Che fine ha fatto la signora? Nei pochi secondi passati a guardarmi intorno ho fatto giusto un paio di passi in avanti per portarmi all'inizio della navata centrale e, terminato lo stupore iniziale, mi giro per dirle — sempre a gesti — che è una bella chiesa, bella davvero, e che ora posso andare via, ho visto tutto quello che volevo vedere e sarebbe scortese da parte mia farle perdere altro tempo.

una qualunque altra persona potrebbe considerare difficile tradurre tutto questo a gesti, non io.

Che fine ha fatto la signora? Mi giro e non la trovo dietro di me. Mi guardo intorno e non la trovo nelle navate laterali. Di certo non mi sta davanti. Forse dietro una colonna? Mentre me lo chiedo sento uno scatto e... e luce fu!
Le lampade pendenti dal soffitto si accendono (e mi si rivelano agli occhi! prima forse ero troppo distratto dalla statua pendente per accorgermi di esse).
Quindi la signora è andata ad accendere la luce, immagino ci sia uno di quei contatori dell'elettricità con le levette da dover alzare ed abbassare. Ma dove? Ecco che la vedo uscire da una porticina di legno nella navata di sinistra.
Mi fa segno di guardarmi intorno. Lo faccio, di nuovo. Con un po' di luce il posto è meno inquietante, mi rilasso.

che poi, in fondo, se ha anche acceso la luce vuol dire che non ha cattive intenzioni, no? se le avesse agirebbe al buio, per nascondersi a me (la vittima), agli altri (ma non c'è nessuno oltre noi), al Signore (non credo basti un po' di buio per sfuggire al suo sguardo), a se stessa allora, per la vergogna! — io almeno, così farei.

Dopo aver ammirato per la seconda volta le fattezze di questa casa di Dio poso di nuovo il mio sguardo su di lei, quasi aspettandomi un nuovo invito. E l'invito arriva, questa volta a raggiungerla nella navata sinistra. Ubbidisco.
Nella navata c'è forse l'unico oggetto di valore della chiesa: un libro antico con le pagine ingiallite e i bordi scintillanti d'oro. È aperto ma al riparo in una teca di vetro, poggiato su un leggio. Sulle pagine, scritte in una lingua che non conosco e illustrazioni.
La signora prende una chiave dal mazzo e apre la teca, poi comincia.
Comincia a parlarmi. Legge, racconta e spiega ciò che è illustrato su quelle pagine; poi si ferma, con delicatezza volta pagina e ricomincia. Non capisco la sua lingua ma il tono è gentile, calmo e paziente. Riconosco, tra le varie illustrazioni, la figura di Cristo, perché l'unica coronata da un'aureola. Ogni pochi secondi interrompe la spiegazione, io alzo lo sguardo verso di lei e faccio cenno che "ho capito, puoi andare avanti". E va avanti così per qualche tempo.

Quando termina ci spostiamo verso la navata centrale, proprio sotto all'altare, e mi indica la statua. A quanto pare, ora è il momento di ammirarla. Che statua! Mi tormenta con il suo rimanersene lí appesa, tranquilla, senza vento, senza il timore che una di quelle funi possa spezzarsi e la pietra cadere sull'altare, spezzandolo come fu spezzato l'altare di Aslan. Si prende gioco di me! E proprio quando penso di non farcela piú e che probabilmente non sarà scortese girarmi e avviarmi verso l'uscita, la signora abbandona il mio fianco e va a spegnere le luci da quella stanza che non vedo.
Volto le spalle alla statua e mi incammino verso la porta, a passo piú veloce di quanto ammetterebbe un ragazzo a cui interessa fare il duro. Sull'uscio mi ricongiungo con la guardiana — ormai credo di questo si tratti — e, proprio quando sto per mettere il primo piede fuori, lei mi rivolge di nuovo la parola. Niente libro questa volta, niente racconti e, soprattutto, niente tedesco. Mi parla in inglese! Un inglese stentato e scorretto ma pur sempre inglese. Che gioia poterla capire! I suoni di una lingua conosciuta provenienti dalla sua bocca la demistificano subito ad una povera anzianotta gentile e ad un suo gesto carino nei confronti di un giovanotto. Mi chiede il nome, se vivo qui, come mai sto visitando la città allora (visto che non vivo qui), da che nazione vengo; poi sorride scrutandomi gli occhi, mi augura buona giornata (altrettanto!), e usciamo allo scoperto.

Quella parlata inglese col forte accento tedesco e le imprecisioni l'aveva demistificata. Ero finalmente sereno, sentendomi al sicuro proprio al termine dell'incontro ma... quel sorriso finale! — no, quello sguardo che ha accompagnato quel sorriso finale! Mi guardava fisso negli occhi e io non riuscivo a svincolarmi, non riuscivo a muovere neanche i piedi, e intanto lei mi studiava, cercava di capire se — o almeno questa è l'impressione che ho avuto — voleva assicurarsi che avessi compreso l'importanza pivotale del nostro incontro; Cercava nei miei occhi una traccia che le dicesse che non avrei congedato quei ricordi come nulla fosse, che li avrei invece mantenuti in attesa che il vero significato del tutto mi venisse svelato poi in seguito.

Mi giro a guardarla un'ultima volta, scendo l'ultimo gradino e attraverso la strada (sempre deserta). Mi giro ancora. È scomparsa! Il brivido ha raggiunto la schiena questa volta.

Ora... io non sono uno che crede agli spiriti, nè agli angeli e neppure ai fantasmi ma quella signora probabilmente lo era. Quale dei tre? Si.

Cosa pensare? Che sono pazzo? Che ingigantisco tutto? Che ho troppa immaginazione (ed ansia)? Che ho mancato di riconoscere la mia chiamata da parte del Signore? Avrei dovuto farmi prete subito dopo?
Alla fine dei conti si è trattato solo di una cristiana gentile che ha approfittato del controllo di routine di quel giorno per mostrare ad un turista le gemme della chiesa, lo so benissimo.
So anche che mi piacciono le storie gotiche e nella mia presunzione ho cercato di raccontarne una.

mah, non è vero. del gotico ci ho pensato ora a cose fatte. però effettivamente l'ambientazione è perfetta, la signora che mi guarda e parla solo a piccoli gesti, il suo apparire e scomparire ancora non me li spiego e poi... e poi è una vecchia! in quante storie le vecchie signore gentili diventano poi dei mostri!

Non dimenticherò facilmente di quest'incontro e ho voluto scriverne per fissare i particolari. Credo parlerò anche delle altre persone incrociate nei vari viaggi e dei momenti che abbiamo condiviso. Sono bei ricordi, non affatto curiosi e/o inquietanti come questo ma comunque interessanti.