Di lacrime in musica

La prima volta è stata quel pomeriggio a casa, ero solo. Non ricordo se era il periodo in cui stavo ancora scoprendo man mano i vari vinili dei miei o se è stato in un tempo successivo. Era un pomeriggio di primavera, le campane battevano le quattro/cinque e il giorno fuori cominciava a tramontare. Questo lo ricordo perché l'aria tutto intorno era dorata, colorata e granulosa. Il colore oro lo devo alla luce del sole (che non entrava direttamente nella mansarda ma riempiva il cielo e da lí rimbalzava sui muri bianchi), la granulosità la devo alla polvere che aleggiava. All'oro, mo che ci penso, si mescolava anche il verde di una pianta sul davanzale dell'abbaino. Oro e verde pianta è una bella combinazione, rasserenante.
Ho messo su l'LP Il Colore Dei Pensieri. Ascolto tutto il lato A, poi, quando devo girare il disco sposto a mano la puntina e la poggio in corrispondenza dell'ultima traccia. Sicuro avevo già ascoltato Dall'altra parte, forse mai dal vinile.
A emozionarmi non è stata l'introduzione piano e cello ma il primo inciso. Non so perché ho pianto, il testo è di una malinconia imperdonabile e fa pensare a cieli sconfinati opposti al grigiore della vita ma... sento di non essere in grado di comprendere appieno il significato delle parole di Negrini, io che non ho vissuto nulla di lontanamente simile all'essere separato da chi amo.
Forse è proprio questa la sua grandezza, il rendere certe scene vivide nella mente, ed emozioni nel cuore. E forse non dovrei domandarmi perché ho pianto ma sperare che, nel caso in cui capiti ancora, riesca ad abbandonarmici, invece di bloccare tutto dentro.
Ho scoperto piú in là che questo è stato l'unico caso, oltre Piccola Katy, in cui di una loro canzone è nato prima il testo e poi la musica. Non so cosa c'entra col mio emozionarmi ma voglio ricordarmene.

Tu sei dall'altra parte di una riga della vita
Come suoni a onde corte di una lingua che non so.
Ricordo i ristoranti zitti come cattedrali
E il fuoco dei tramonti sulle terre industriali.
Dormiva il grande Oriente dietro l'alba popolare
E io ero già partito senza il tempo di arrivare
Ma visto che da un po' non perquisiscono i pensieri
Sarai da questa parte, anche se tu non lo saprai.

La seconda volta è stata ad un concerto di Facchinetti. Considerato che i Pooh se suonano una canzone dal vivo non la suonano mai per intero (a meno che non debbano cantarne una strofa a testa) vedersi suonare Ali per guardare, occhi per volare non solo per intero ma con una coda strumentale è stato troppo da reggere. Ha addirittura ripetuto tutta la seconda strofa! Ha pure azzeccato le note alte, senza urlare come fa di solito. (per riuscirci ha abbassato di mezza tonalità il brano ma va bene così)
Questa volta lo so perché ho pianto: è stata la sorpresa di sentire una versione diversa del brano. La coda strumentale sembrava una colonna sonora di Morricone! E le parole poi! Ovviamente l'avessi ascoltata da un disco non sarebbe stata la stessa cosa, un fattore deterministico è stato l'essere dal vivo, circondato di persone egualmente emozionate. Un ragazzo di pochi anni piú grande ha pure urlato «Grande! So' vent'anni che la aspettiamo!».

Passò sulla fiamma il vento,
Svegliò molte stelle in più.
Se avrai ali per guardare,
Se avrai occhi per volare
Per confini aperti,
Non dimenticarti
Di me, di me.

La terza non la ricordo ma so che c'è stata.


La quarta volta che ho pianto per un brano è stata ieri. Stavo suonando al piano diverse canzoni di Dalla, trovo gli accordi di Ayrton e mi cimento. L'avevo già ascoltata e sapevo quanto fosse bella, sapevo anche di cosa parlasse quindi non è stata la sorpresa qui. La colpa della magia la attribuisco alla combinazione di suonare quella progressione di accordi e di cantare quel testo, entrambi opera di Paolo Montevecchi che, confesso, non so chi sia.
Il testo è struggente già di suo ma combinato con quegli accordi diventa il climax di una tragedia.
Parte da un MIbadd9 che di suo è dolce, mi piace come suono, poi scende ad un MIbmaj9/RE e dopo ad un MIb9/REb, e ancora scende ad un LAbadd9/SIb. Il pattern è quello di un basso discendente, espediente usato molto dai grandi; lo stesso Facchinetti lo usa nel brano di sopra ma lí è per evocare dolcezza, con la chiave di RE maggiore, qui invece il risultato (colpa anche del tempo piú lento del brano) è accettata tristezza, abbandono. Gli accordi dell'inciso poi sono ancora "peggio", e l'assolo di Ricky Portera un urlo finale contro al cielo, un pugno nello stomaco.

Dovevo cambiare qualche cosa
E ho deciso, una notte di maggio
In una terra di sognatori,
Ho deciso che toccava, forse, a me.
E ho capito che Dio mi aveva dato
Il potere di far tornare indietro il mondo.
Rimbalzando nella curva insieme a me
Mi ha detto "Chiudi gli occhi e riposa"
E io ho chiuso gli occhi.