To be or not to be (real)

Immagino si possa categorizzare i teen social in due macro insiemi:
- orientati al testo
- orientati alle foto
Facebook è un caso a parte, forse non ha neanche piú senso considerarlo un social per giovani.
TikTok invece è uno YouTube per bambini che hanno uno span di attenzione inferiore ai 90 secondi.
Twitter e Reddit sono esempi del primo insieme; in questi il contenuto è rappresentato da pensieri, osservazioni e domande. L'aspettativa di chi pubblica qualcosa, il desiderio, è che piú gente possibile legga il post e interagisca nella conversazione per dire la sua, porre o rispondere ad una domanda, o insultare chiunque la pensi in maniera diversa da sè.
Snapchat, Instagram e BeReal appartengono alla seconda categoria. Qui lo scopo è pubblicare foto per condividere momenti e istantanee di vita, non pensieri. Non si vuole avere conversazioni con gli altri utenti, bensì far vedere loro qualcosa di sè. Sono social nati per scopi piú egocentrici.
Poi ovviamente capita di avere utenti di Twitter che scrivono pensando "il mondo intero — o come minimo i miei 18 follower (14 se non considero i bot) — deve sapere cosa ne penso della pasta alla carbonara!", così come capita di avere profili di Instagram che gestiscono pagine di informazione o di amichevole discussione; o ancora, i profili degli artisti, che devono mantenere vivo l'interesse da parte dei fan per poter annunciare i nuovi progetti (poveri, per alcuni diventa stressante e lo capisco)... Il punto è un altro.
Quale?

secondo me non me ne uscirò piú da sto discorso ma va bene così. faccio pratica.

Il punto è che quando pubblico qualcosa su Instagram il piú delle volte voglio che una determinata persona veda ciò che sto facendo, mangiando, indossando, guardando in quell'esatto momento; di tutti gli altri (sempre quei famigerati 14 follower) non mi importa assolutamente nulla; che vedano pure! che mi ignorino! che mi blocchino! che pensino "ma a me della tua insalata poké del venerdì sera che cazz me ne fotte"! L'importante è che lo veda lui/lei che sto in ascensore, che sto indossando una camicia nuova, che sto in centro alle 3 del mattino; che mi veda! che non mi ignori! che mi cerchi e pensi "ah! quindi mo stai mangiando il poké?!". Quella persona mi deve desiderare o schiattare di invidia, non credo ci siano altre possibilità.
Non credo, inoltre, che tutto questo sia una novità, nè un male. È dai tempi di Lucy che la gente cerca modi per farsi desiderare e/o invidiare. Il male lo vedo nel modo ossessivo con cui la gente ha iniziato a pubblicare e controllare chi mette mi piace e chi no, chi è online e per quanto tempo lo rimane.
Esistono svariate e complesse tecniche di approccio, flirt e litigio basate unicamente sul modo in cui vengono usati questi social! Sono spaventato? preoccupato? intimidito? orgoglioso (per la capacità di adattamento del genere umano)? Non lo so.

Questo riguarda chi pubblica. E l'altra gente? Quelli che assorbono contenuto? Passano ore a scrollare, aggiornare la pagina in attesa di nuovi post e storie della gente che seguono per vedere cosa fanno. Alla fine sono poche le persone di cui veramente importa ricevere aggiornamenti (ma che significa importa?) e di cui si aspetta con ansia una storia per sapere dove stanno, con chi stanno, se stanno mangiando il poké che prima avevano sempre schifato e ora, solo perché hanno la nuova fidanzata, invece amano.

Inutile dire che in questa trappola ci son caduto anch'io (Cocciante?). Ho peccato: sono stato un pubblicatore ed uno scrollatore. Ho mangiato e guardato mangiare. Ho visto lo stesso tramonto rosso 16 volte nel giro di pochi minuti: con i miei occhi (1), nella storia che ho pubblicato (2) e in quelle dei miei 14 follower — li seguo di rimando perché altrimenti pare brutto.

l'unica differenza tra me e loro è che la mia storia col tramonto rosso è arrivata in ritardo, colpa del troppo tempo speso a cercare i 15 secondi giusti della canzone giusta che potesse accompagnare la foto, come un vino la carne.

Comunque, ho capito che se pubblicavo era per vigliaccheria. E egocentricità. Combo micidiale da perfetto postatore di content.
Ero vigliacco perché invece di parlare con la gente dicendo "sai, ho visto questo film che mi è piaciuto assai" mettevo una storia su quel film.
Ero egocentrico perché volevo che la gente sapesse quanto mi fosse piaciuto quel film — e quanto mi piacessero quei 15 secondi giusti della canzone giusta scelta per accompagnare il film.
Poi sono magicamente guarito e ho realizzato che a me, che la gente sappia quanto mi sia piaciuto quel fim, non me ne fotte nulla. Tanto non potrebbero mai davvero capire quanto, come o perché mi sia piaciuto, e purtroppo a me interesserebbe molto di piú condividere questi aspetti che sperare semplicemente che qualcuno pensi "uh ma piace anche a me!".

sono forse troppo disfattista ma soprattutto: ho vinto l'egocentrismo scoprendo un lato ancora piú egocentrico di me. ops.

Quindi, a un certo punto ho smesso di pubblicare, poi ho smesso anche di assorbire contenuto ma questo è stato facile visto che non me ne fotte niente di nessuno. Non ho cancellato l'account ma va bene così, ho semplicemente ridotto il numero di profili seguiti da ~700 a ~70. Ci sono comunque pagine interessanti o artisti sulla cui attività voglio rimanere aggiornato, e amici di cui fa piacere vedere se fanno qualche viaggio o cose particolari, per poter gioire con loro o sfotterli un po'.
La cosa difficile è stato smettere di guardare le storie. È assurdo (e molto astuto da parte di chi le ha create) come, a causa della loro volatilità, assumano un'importanza piú o meno biblica; troppo presto ci si dimentica di quel piccolo particolare secondo cui, proprio perché durano solo 24 ore, non possono di certo contenere informazioni di vitale importanza. La FOMO è contagiosa e i creatori di queste app lo sanno, e la sfruttano a loro vantaggio.

okay, è ufficialmente diventato un rant da vecchio contro le nuove tecnologie.

Con le storie posso, forse, se il mio cervello permette, finalmente arrivare a parlare di BeReal.
BeReal viene pubblicizzata come una risposta onesta ai social piú famosi. Basta filtri! Basta pubblicare un selfie dopo averne scattati 45 e cancellati 54! Basta finzione! ... Tutte motivazioni oneste e necessarie, per carità. Quello che mi puzza però è il prodotto finale, realizzato a partire da questi principi.
Alla fine di tutto, un post di BeReal è una storia di Instagram (a sua volta un post di Snapchat). BeReal è un Instagram in cui si possono solo pubblicare storie e si possono solo vedere quelle dei propri amici.
Non era così già prima? Chi pubblica piú dei post su Instagram (dei ragazzi, intendo)? Solo quando si viaggia o ci si sente proprio freschi ad una festa si mette un post, qualsiasi altro contenuto (la ciotola di poké, l'outfit del sabato sera, etc) non meritano piú un post, al massimo una storia.
A mio avviso BeReal altro non ha fatto che prendere la feature piú utilizzata di Instagram e impacchettarla in un prodotto spacciato come onesto e innovativo (falso), con l'aggiunta malefica della notifica. Ora la FOMO è duplice sia in termini di causa che di effetto! Quel genio francese del male che non è altro ha fatto in modo che la gente pubblicasse tutta allo stesso istante in modo che a tutti, ricevuta la notifica, venga l'immediata voglia di aprire l'app per vedere gli altri cosa stanno facendo.
Come se non bastasse, per vedere le storie degli altri sei costretto a postarne una tu! Assurdo!
Quella maledetta notifica! Tutti ad aspettarla con ansia, tutti a pregare che arrivi nel momento adatto e non quando si è già a letto alle 8 di sera o ancora a studiare, sempre alle 8 di sera ma di un sabato.
Quindi: doppia causa di FOMO perché rischi di perderti sia le foto dei tuoi amici che la possibilità di poter far vedere loro qualcosa, ed effetto duplicato perché ora la finestra non è di 24h ma di 5 minuti: se non pubblichi qualcosa subito c'è il rischio che nessuno veda il tuo contenuto.

E la gente ovviamente ha abboccato. Tutti lo usano, forse l'hype si è perso un po' rispetto al boom che ha avuto l'anno scorso, non so. Ma tutti lo usano. Nessuno che si fa i fatti suoi, nessuno che pensa "ma a me, alla fine, mi importa davvero sapere cosa sta facendo tutta sta gente in questo momento?".

Ma forse siamo tutti troppo inciucioni per non farci prendere da app simili. E forse abbiamo tutti troppe ragioni di affondare la nostra faccia nello schermo, affogare il nostro cervello nel content, pur di non dover affrontare lo schifo che ci troviamo di fronte agli occhi quando, per sbaglio, ci capita di alzare lo sguardo. E forse fa piacere vedere attraverso quello schermo che anche gli altri compagni di vita sono disperati come noi, con cioccolate calde, evidenziatori e libri aperti sulla scrivania; che anche loro la sera tardi scendono il cane, e che anche loro, se presi alla sprovvista dalla notifica, fotografano il cielo. È cameratismo contro la terra desolata del nostro futuro, questo.

Forse devo abbandonare il cinismo di sopra e abbandonarmi alla beata naïveté di quest'ultimo paragrafo (scritto a un paio di giorni di distanza, si nota?).
Sembra un tema delle medie "...perché la società ci costringe a fare cose ed è sbagliato...".